Storie dei famosi

Yusef Islam “il Corano comincio’ a trasportarmi verso un nuovo confine religioso

Yusef Islam (Cat Stevens)

Mi sembra che alcune persone che, come me, hanno avuto modo di osservare la vita sia dal “lato” occidentale che da quello “orientale”, siano le piu’ giuste per commentare e confrontare taluni miti allo scopo di evitare la demonizzazione di una religione, che, sfortunatamente, e’ misinterpretata.

Come molti altri occidentali, ero timoroso di avvicinarmi all’Islam.

Ma, dopo che mi fu regalata una traduzione in inglese del Corano – mi avvicinavo alla trentina – scoprii nell’Islam qualcosa di molto differente dall’immagine negativa spesso presentata.

Cosi’ come la fede nell’unico Dio dell’universo, fu una rivelazione scoprire che la parola Islam deriva dalla stessa radice di “salam”, e cioe’ “pace”. Una nozione lontana anni luce dalla violenza e dalla distruzione.

Curiosando tra le pagine di quel Corano – erano i tardi anni ’70 – fui colpito dal fatto che le credenze fondamentali dell’Islam non erano poi molto diverse da quelle con cui ero cresciuto.

Vi erano menzionate parole come preghiera, carita’, Paradiso, angeli, vi erano riferimenti ai Vangeli di Gesu’ ed alla Torah di Mose’.

Ben presto, il Corano comincio’ a trasportarmi verso un nuovo confine religioso, abitato da gente di cui mi era stato sempre detto di sospettare – gli arabi e i musulmani.

il Corano non parlava in favore di una razza contro le altre. Diceva, invece, che, nonostante possiamo appartenere a differenti paesi e tribu’, siamo tutti esseri umani figli degli stessi genitori originari, Adamo ed Eva.

Nel 1977 decisi, in tutta tranquillita’, di abbracciare l’Islam. Da allora, fino ad oggi, mi stupisco sempre al pensiero di quanto sia poco conosciuta la religione di oltre un miliardo di esseri umani.

Dopo l’incubo dell’11 settembre sento il bisogno di scrivere e di fare luce sulla realta’ sconosciuta di questa religione.

All’inizio, dopo il moi ritorno all’Islam ,tutto cio’ che volevo era fuggire lontano dagli splendori dello show-businnes quanto piu’ possibile. Smisi subito di bere, ad esempio, ma non di incidere dischi.

Naturalmente il pubblico non poteva vedere la mia crescita spirituale che stemperava sottilmente le asprezze del mio carattere. La stampa ed i media, che amano i grossi titoli, solitamente sorvolano su questi dettagli.

In seguito annunciai la fine della mia carriera come Cat Stevens e vendetti tutti i miei strumenti, distribuendo il ricavato in beneficenza.

Assunsi il nuovo nome di Yusef Islam – mi lasciai crescere una lunga barba e cominciai a vestirmi con abiti bianchi lunghi – un’ immagine che, agli occhi non abituati degli occidentali, piu’ che rappresentare una disciplina spirituale si avvicina paurosamente a cio’ che, nel loro immaginario, rappresenta il nemico pubblico numero uno.

Voltando le spalle ad una vita fatta di bevute, feste, fidanzate celebri, potevo essere attraente per la stampa una volta, ma poi non ero piu’ un soggetto interessante su cui continuare a scrivere.

Ma, in quel tempo, era impossibile per me esprimermi, dunque rifiutavo interviste ed inviti. Le poche, piccole fotografie in circolazione non erano altro che la conferma che il “Wild World”, il “selvaggio mondo” che avevo cantato era diventato solo un po’ piu’ selvaggio.

Ma, al di la’ del noto ritornello della mia canzone, solo pochi erano in grado di ritrovare, nelle parole delle mie canzoni, segni premonitori della mia trasformazione.

Potrei citare “The Boy with a moon and a star on his head” (Il ragazzo con la luna ed una stella nella testa), “Peace Train” (Treno di pace), e, soprattutto “On the road to findout” (Sulla strada per capire), dove menziono testualmente l’atto di “prendere un buon libro”.

Per anni, dopo essere entrato nell’Islam, mi ero preoccupato solo di formarmi una famiglia e di creare una scuola per bambini musulmani e non avevo avuto il tempo di fermarmi e spiegare.

Non mi rendevo conto di quanto vitale fosse la comunicazione con la gente. Del resto, in quel periodo la stampa non sembrava molto interessata alla mia nuova vita – credo che aspettasse di poter pubblicare qualche titolo sensazionale.

Il che avvenne disgraziatamente con la pubblicazione dei “Versetti satanici”.

la stampa ebbe modo di dipingermi come un sostenitore della fatwa emanata dall’Iran contro Salman Rushdie. In realta’ io non avevo mai supportato quella fatwa. E’ questa l’ironia.

Ma cio’ che molta gente – inclusi molti musulmani – non riconoscono e’ che il Corano chiede continuamente ai credenti di pentirsi, di mantenere alte le leggi della civilta’ e di non farsi giustizia con le proprie mani.

I dotti e gli estremisti che incitano all’assassinio di civili al di fuori dei limiti riconosciuti dello stato islamico e senza un giusto processo trasgrediscono lo spirito e gli insegnamenti dell’Islam. .

Devo dire, pero’, che in quel periodo stavo ancora imparando, non ero ben preparato e non avevo sufficiente confidenza e conoscenza dell’Islam per poter parlare specificatamente contro qualsiasi forma di estremismo. Spero di non fare piu’ lo stesso errore nuovamente.

Io ho fatto parte di quel movimento di idealisti che e’ fiorito tra gli anni Sessanta e Settanta ed ancora sogno e spero in un mondo piu’ pacifico.

Ci sono moltitudini di uomini e donne nel mondo che non vogliono piu’ guerre e distruzioni. Ed io faccio ancora parte di questa moltitudine.

E la lode appartiene a Dio, signore dell’Universo.

Yusef Islam

pubblicato da : Ahmed Abdallah Hassan

www.r-islam.com

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