Sulla via di Allah
Sulla via di Allah
“La Storia di Khadija Um Adullah”
il mio avvicinamento all’Islam, accaduto 10 anni fa, per la precisione nel gennaio 2002.
Cominciai a studiare la religione cattolica quando ero a casa in sicilia dai miei, avevo circa 17 anni e dovevo fare i corsi extracatechistici per la cresima. Ho letto tutta la bibbia, tutto il vecchio ed il nuovo testamento, che mi veniva spiegato passo dopo passo dall’anziano parroco di famiglia, il buon padre Vincenzo (che Allah SWT possa guidarlo).
L’interesse nacque con il tempo, non subito ovviamente, ero in piena adoloscenza e molte cose non mi interessavano affatto, ma in quel periodo, il fratello della mia migliore amica (dei tempi di scuola) prese i voti come frate francescano, e la sua decisione mi fece riflettere parecchio.
Penso di aver letto il libro dell’apocalisse secondo Giovanni ed il vecchio testamento, il libro dell’esodo per la precisione… decine di volte.
E con altrettanti litigi con il povero padre Vincenzo su come la Chiesa Cattolica abbia cambiato le sacre scritture per adattarle ai cambiamenti della gente e dei tempi, anziché imporre alla gente di adattarsi alle sacre scritture.
Ma…….
In quello stesso periodo mi venne addirittura chiesto se mi andasse di insegnare catechismo ai bambini della parrocchia, accettai, ma la mia ricerca religiosa finiva lì, non potendosi spingere oltre. Almeno non in un bigotto paese della provincia siciliana, in cui pure le galline sono imparentate.
La svolta arrivò nel 2001, quando ormai disperata, senza lavoro e senza la possibilità di potermi mantenere l’università, padre Vincenzo mi scrisse una lettera di raccomandazione in inglese e mio padre mi comprò un biglietto per Londra ed un contratto di un anno come Au Pair in una famiglia nigeriana cristiana, mi mise 200mila lire in tasca e all’aereoporto mi disse “buona fortuna” dopo avermi baciato ed abbracciato.
E così partii all’avventura in un Paese straniero, in cui tutto subito apparì meraviglioso ed è Proprio nel Regno Unito che ebbi l’opportunità di poter approffondire le mie curiosità, proprio al college che frequentavo per i corsi di inglese per studenti stranieri, condiviso con ragazzi di tutto il mondo.
E ricordo bene le ragazze pakistane ed indiane che venivano regolarmente, le guardavo curiosa come si vestivano, con gli abiti tipici asiatici ed il khimar, e poi buddisti, induisti, ebrei…
Cominciai a fare domande e a riflettere sulle credenze, sulle fedi e la loro storia.
Nell’ordine ho studiato: protestantesimo, cristiani d’africa, ebraismo, induismo, buddismo… e infine l’islam e qui mi fermai.
Mi resi conto che non assomigliava minimamente ai documentari del National Geographic e di come veniva fatto apparire; ricordo perfettamente di aver letto un numero in particolare, in cui erano fotografati i volti di donne musulmane arabe e mediorentali, il modo di coprirsi che variava da paese a paese ed i commenti accumunati ad ognuna di esse. Tutte bugie! O perlomeno, solo opinioni personali di chi aveva scritto quel determinato articolo, in cui vi era riportato solo il 5% di verità.
Dal momento in cui cominciai a comprendere meglio l’inglese, dopo meno di 6 mesi di permanenza e con i dovuti approfondimenti, venni a sapere che all’interno delle moschee vicino a casa mia vi erano delle scuole catechistiche per sole donne.
Fu un sabato pomeriggio che andai a Southall, comprai un hijjab e un velo da un negozio sulla strada principale, lo indossai e mi recai a questa ‘halaqa’, mischiandomi in mezzo alle altre donne, ascoltando le domande e relative risposte che venivano date e annotando i vari insegnamenti e i riferimenti citati. Qualche tempo dopo mi venne detto di recarmi a Baker Street, dove vi è la piu grande Moschea di Londra.
Mi infilai anche in questa halaqa e mi resi conto che gli insegnamenti che avevo appreso altrove differenziavano da questi nuovi e questo mi rese confusa. Ne parlai con lo stesso Imam e mi consigliò di cuore di non ascoltare la gente, ma di imparare dai libri direttamente, poiché molte volte, anche non volendo, i maestri possono appartenere a diverse scuole di insegnamento, oppure possono passare agli allievi quelle che sono le loro tradizioni, o pensieri personali, e non hanno nulla a che vedere con l’Islam in sé.
Mi regalò una copia del Sacro Corano in inglese ed arabo e mi fece promettere di lavarmi le mani, la faccia e i piedi prima di leggerlo. E così fu.
Presto mi resi conto che il Sacro Corano altro non era che una versione del vecchio testamento, ma con estrema coerenza dei ruoli e dei fatti storici, con tanto di hadith riportato a fondo pagina che spiegava in quale periodo storico e in quale circostanza arrivò quella determinata Sura.
Era la pura legge Abramica, con tanto di racconti, come quello sulla vita di ‘Isa (AS), che smontava completamente l’assolutezza della chiesa cristiana.
Più andavo avanti e più sentivo che quella era la mia strada, e non avevo alcuna paura della scelta che stavo per compiere.
Arrivò quindi Dicembre, nel mio cuore sentivo che stavo per dare una svolta alla mia vita mentre la mia famiglia mi chiamava per rientrare a casa per qualche giorno di vacanza. Chiesi ad Allah di farmi passare l’ultimo Natale con i miei genitori, non credevo più in nulla che fosse legato alla religione cattolica, avevo rinnegato ogni cosa che ne facesse parte, perché nell’islam avevo finalmente trovato la luce e le risposte che cercavo. Promisi che al mio ritorno avrei radicalmente cambiato ogni cosa. Mi fu concesso e dopo capii che Allah Subhanahu wa Ta’ala è misericordioso e benevolente.
Al mio ritorno mantenni parola alla promessa fatta, andai da un amico e gli chiesi di aiutarmi a dire la Shahada. E così divenni Khadija.
In tutto questo percorso non fui minimamente condizionata dalla presenza di un fidanzato o probabile futuro marito, feci tutto da sola e per mia sola scelta; conobbi mio marito circa un mese dopo e indossavo il velo di mia spontanea volontà, senza alcun vincolo. Ci sposammo tre mesi dopo.
Inutile dire che il mio cambiamento non fu bene accetto dalla mia famiglia, avevo appena sradicato ogni cosa che loro mi avevano insegnato, non tanto con mio padre che mi disse “se tu sei contenta, lo sono anche io” e questo mi rincuorava. Fu mia madre invece a generare tanto di quell’astio che mai avrei potuto immaginare, o forse sì… ma mi ero voluta illudere.
Continuai ad andare per la mia strada nonostante tutto, nonostante le lotte intestine e cominciai anche a tagliare i ponti e Allah mi diede quella forza che io mai conobbi prima nella mia vita: la forza di lottare per ciò in cui credo, per la mia nuova famiglia e per me stessa.
Come i profeti Noè e Lot (pace sia su di loro) lasciarono indietro le loro mogli e figli miscredenti, io dovevo lasciare indietro mio padre e mia madre
Tagliai quindi i rapporti, con il cuore che mi lacrimava di dolore, lasciandoli al solo minimo indispensabile, perché mi fu detto di continuare ad essere in contatto con loro, di essere gentile e premurosa nonstante tutto e di poter dare l’esempio, magari un giorno anche i miei genitori torneranno ad Allah SWT.
Sono passati 10 anni da allora e con il tempo mi sono resa conto da cosa effettivamente Allah ha voluto proteggermi e il mio cuore non lacrima più…
perché Allah conosce ogni cosa.
Khadija Umm Abdullah
la fone: aims-uk.org