Fede e sapienza nella vita di una musulmana
Un uomo merita di passare per saggio quando è alla ricerca della saggezza; è uno sciocco dal momento in cui crede di averla raggiunta” (proverbio arabo)
Si svegliava presto, molto presto, alla prima luce dell’alba di ogni mattina. Iniziava l’abituale rito delle abluzioni prima di ogni preghiera: si lavano le mani, si sciacqua la bocca e si puliscono i denti, si soffia il naso dopo avervi introdotto un poco d’acqua, si lava il viso, si lavano gli avambracci, vengono passati i capelli con le mani bagnate, si lavano le orecchie, e infine si puliscono anche i piedi. E’ un atto di purificazione del corpo che viene accompagnato dall’altro atto, quello di liberare la mente di ogni pensiero per prepararsi ad una totale concentrazione durante la preghiera e al cospetto di Iddio.
Dopo avere terminato l’abluzione si incamminava verso un angolo della casa in direzione sud ovest, rivolgendosi verso la Mecca, il primo dei tre luoghi sacri della fede islamica1, sita nell’odierna Arabia Saudita. Stendeva il suo tappeto della preghiera e rimaneva eretta in piedi gettando lo sguardo verso il cielo e quindi inchinava la testa verso il basso guardando la terra. In seguito cominciava a muovere il corpo praticando una serie di flessioni. Durante questi atti continuava a recitare versi coranici. Infine mia nonna rimaneva seduta sul suo tappeto e rivolgeva la testa verso il lato destro cercando ai allungare lo sguardo verso l’indietro, per poi fare lo stesso movimento verso il lato opposto.
Questa pratica ha accompagnato alcuni periodi della mia infanzia. Una pratica che mi incuriosiva e mi faceva pensare; specialmente la recitazione destava in me un particolare interesse, anche se a volte mi risultava poco comprensibile, sia perché la voce era molto bassa, sia perché i contenuti risultavano oltremodo misteriosi.
Dall’adolescenza ho cominciato ad interrogarmi sui fatti che accadevano intorno a me e quindi cercavo delle risposte alle tante domande che ingombravano la mente. Fra i tanti quesiti c’era proprio quello riguardante la pratica della preghiera della Nonna, soprattutto in relazione ai gesti: lo sguardo verso il cielo, lo sguardo verso la terra e il voltare la testaall’indietro nelle due direzioni, destra e manca. Chiesi alla nonna il senso profondo della preghiera e il significato dei suoi gesti. La nonna ripose che la preghiera è l’atto centrale della fede, rivolgersi a Dio cinque volte al giorno: all’alba, a mezzogiorno, nel pomeriggio, al tramonto e alla sera. Momenti che coincidono con altrettanti stati dell’evoluzione della luce: il primo chiarore dell’alba, la luminosità che invade lo spazio di mezzogiorno, la luce calante pomeridiana, il crepuscolo del tramonto e infine l’oscurità della sera. Sono stadi della luce che eternamente e per ogni giorni si ripetono, con la stessa regolarità. I fedeli nell’osservare questa luce si rendono consapevoli della sua infinità e della eterna permanenza e nello stesso tempo scorgono la provvisorietà e temporaneità della propria vita. Quindi, in merito ai gesti, la nonna aggiunse: “Gli sguardi rivolti al cielo, alla terra, ai lati evocano l’enormità dello spazio circostante, la varietà , la quantità dei soggetti e delle cose viventi che ci coabitano”. L’insegnamento della preghiera, continuava la nonna, è che ogni fedele, ogni orante deve essere consapevole della propria limitatezza nel tempo e nello spazio. Insomma, l’essere consci del limite è un segno di sapienza. Sapiente è colei e colui capace di comprendere la propria finita dimensione, che sa evitare la tendenza a considerarsi centrale nello spazio e duraturo nel tempo. La preghiera rappresenta la necessità di poter collegare la sfera celeste e quella terrena, continuò la nonna. E’ una pratica indispensabile per raggiungere quell’equilibrio necessario a non lasciarsi trascinare verso solo una della due dimensioni.
La presa di coscienza del limite funge da stimolo verso una reale e veritiera ricerca del sapere, in grado di coniugare il materiale (il sensibile) e l’invisibile(lo spirituale) in una sorta di “unità combinatoria”.
A proposito del sapere il profeta Mohammed disse: “ Tutti i vasi diminuiscono la loro capacità quando si riempiono, tranne il vaso del sapere, perché si dilata”.
“ Chi persevererà nel sentiero della conoscenza, Dio lo dirigerà sul sentiero del paradiso. E certamente la superiorità dell’uomo istruito(saggio) su un fedele ignorante è simile a quella della luna piena su tutte le stelle”
1 – Gli altri due luoghi: sono Medina dove si trova il mausoleo e la moschea del Profeta Mohammad e la Gerusalemme dove sono situate la moschea di Al-aqsa e la Cupola sulla Roccia (Qubba al sakra)
tratto da: http://www.islam-online.it/