Storie dei famosi

MALCOLM X “IO CREDO NELL’ ISLAM”

MALCOLM X (El-Hajj Malik El-Shabazz)

Malcolm X nacque come Malcolm Little ad Omaha, nel Nebraska, il 19 maggio del 1925.

Negli Stati Uniti si era in pieno regime di segregazione razziale, ed un ragazzo di colore, povero e senza padre, chiuso in ghetti dove la droga, l’alcol, gli espedienti e la violenza erano gli unici mezzi per sopravviver,

Durante tutta la sua adolescenza, Malcolm tocco’ con mano la brutalita’ del razzismo e della segregazione, rinchiudendosi nel vicolo cieco dell’odio .

Accusato di furto, nel 1946 fu chiuso in una dura prigione del Nebraska, dove avvenne la sua prima rinascita.nella prigione Malcolm si converti’ all’Islam, dedicando due anni della sua vita allo studio degli insegnamenti.

Malcolm usci’ di prigione nel 1952, Malcolm passo’ più di dieci anni nell’Organizzazione “Nazione dell’Islam”.

avendo lasciato quell’Organizzazione Malcolm incontrò uno studioso dell’Islam, il dott. Mahmud Yussef Shawarbi, che lo inizio’ al significato del vero Islam, molto diverso da quello propagandato da sette razziste come la “Nazione dell’Islam”.

Malcolm X si preparo’ al Pellegrinaggio alla Mecca, in Arabia Saudita, evento che produsse in lui una nuova rinascita.

Sul Pellegrinaggio, Malcolm rivelo’:”All’aeroporto di Gedda, e prima, in volo, potevi vedere bianchi, neri, gialli, rossi, re e contadini e tutti erano uguali di fronte a Dio, tutti fratelli! Ho mangiato dallo stesso piatto e bevuto dallo stesso bicchiere di musulmani dai capelli biondi e gli occhi azzurri, e tutti onoravamo lo stesso Dio, senza distinzioni.”


tornato dal pellegrinaggio con una nuova visione dell’uomo bianco, dell’Islam e del problema razziale in America.

Egli scrisse: « In Arabia Saudita ho sperimentato uno spirito di unita’ e di fratellanza che le esperienze da me fatte in America mi avevano portato a credere non potesse realizzarsi tra il bianco ed il non-bianco.

L’America ha bisogno di conoscere l’Islam poiche’ essa e’ l’unica religione che estirpa dalla societa’ il cancro del razzismo.

Durante I miei viaggi nel mondo musulmano ho incontrato, parlato e persino mangiato con gente che, in America, sarebbero considerate “bianche”, ma che avevano la mente libera dall’attitudine “bianca” per effetto della religione dell’Islam.

Non ho mai visto prima tanta sincera e vera fratellanza praticata da uomini di tutti i colori, senza alcuna differenza. Ogni ora passata nella Terra Santa mi ha fatto riflettere su cio’ che accade oggi, in America, tra bianchi e neri.

Durante gli undici giorni trascorsi nella terra dei profeti, nella terra di Abramo e di Muhammad, ho vissuto come fratello tra musulmani dalla pelle piu’ bianca del bianco ma che – a causa della loro fede in Dio – avevano rimosso il “bianco” dalla loro mente, dal loro comportamento, dalla loro attitudine.

Da cio’ posso capire che, se gli americani bianchi accettassero l’Unicita’ di Dio, riuscirebbero anche ad accettare l’Unicita’ dell’uomo – e cesserebbero di misurare, valutare e ferire sulla base della diversita’ razziale. »

Tornato da Mecca, Malcolm X si chiam? Al Hajj Malik al Shabbaz. Egli si era acceso di una nuova luce spirituale, che lo porto’, per il poco tempo che ancora gli restava da vivere, a lottare per i diritti umani e civili con una determinazione ancora maggiore. 

Il nuovo messaggio universalistico di Malcolm, che si indirizzava non piu’ soltanto ai neri dei ghetti americani, ma anche agli intellettuali dei sobborghi eleganti, agli uomini di ogni colore e razza.

La stampa ora lo attaccava costantemente e Malcolm sapeva di essere minacciato di morte e di essere nel mirino di molti gruppi contrapposti: purtuttavia non non si spavento’ di continuare il suo messaggio e le sue battaglie civili .

Alla fine della sua autobiografia, scrisse: “So che le societa’ hanno spesso assassinato coloro che hanno cercato di cambiarle.

E se io morissi avendo portato un po’ di luce, avendo esposto una verita’ comprensibile che aiutera’ ad eliminare il cancro del razzismo dal corpo dell’America – allora, tutti i meriti apparterranno a Dio, e solo gli errori saranno miei.

Non sono razzista e non credo in nessuno dei principi del razzismo. Non credo in alcuna forma di segregazione o discriminazione. Credo nell’Islam.” 

Il 21 febbraio 1965, mentre si preparava a fare un discorso in un albergo di New York, Malcolm X fu colpito a morte dai colpi sparati da tre uomini di colore.

Ancora oggi, non e’ stata fatta piena luce sull’assassinio di Malcolm X, fratello Malcolm, come amava essere chiamato, cosi’ come su quelli di altri leaders nazionali nei primi anni ’60. 

La vita e la storia e la morte di Malcolm X hanno influenzato molto l’evoluzione della comunità afroamericana, ed hanno portato  molti afroamericani a riscoprire le proprie radici.

Tanti divennero musulmani, adottarono nomi musulmani, lasciando da parte fanatismi e violenze. Questa fu la vittoria postuma di Hajj Malik al Shabbaz, questo grande afroamericano dal messaggio semplice e chiaro: 

NON SONO RAZZISTA E NON CREDO IN NESSUNO DEI PRINCIPI DEL RAZZISMO NON CREDO IN ALCUNA FORMA DI SEGREGAZIONE O DI DISCRIMINAZIONE. 
                                            IO CREDO NELL’ ISLAM.

Pubblicato da :

Ahmed Abdullah Hassan

la fonte:

www.r-islam.com

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