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L’Hijrah benedetta del profeta “pace e benedizione su di lui”

L’Hijrah benedetta del profeta “pace e benedizione su di lui”

La pazienza e la resistenza del Profeta (pace e benedizioni su di lui) e dei suoi Compagni per sopportare tutto il male dei Qurayshiti alla Mecca durante gli anni della loro permanenza, hanno avuto come conclusione, il permesso di Dio di emigrare (hijra) a Medina e di tutto il potere e la vittoria che verrà in seguito.
I primi musulmani alla Mecca, erano molto duramente perseguitati e torturati dagli uomini della potente tribù dei Quraysh (che vedevano nell’Islam una minaccia per la loro notorietà e del loro commercio legato agli idoli).I musulmani erano allora poco numerosi ed in maggioranza deboli, una grande parte di essi erano degli schiavi. Incapaci di respingere i loro persecutori, tutto ciò che potevano fare era di pazientare finché Allàh desse loro un’altra uscita.

Il dodicesimo anno della missione profetica, dodici uomini della città di Yathrib (il vecchio nome di Medina) andò alla Mecca durante la stagione del Pellegrinaggio ed incontrarono l’ultimo Messaggero (Muhammad) nel posto chiamato Al-‘Aqabah.

Avendo essi sentito il suo messaggio, lo accettarono ed abbracciarono l’Islam e dichiararono la loro fede [in Allàh e nel Suo Profeta] all’epoca del Primo Giuramento di Al-Aqabah. Il Profeta invio poi Mus’ab Ibn’Umayr (che Dio sia soddisfatto di lui) con essi a Yathrib per insegnare loro la religione dell’Islam. Mus’ab riuscì a convertire molte persone all’Islam.

L’Anno seguente, settantatré uomini e due donne di Yathrib durante il Pellegrinaggio a Mecca, si resero presso il Profeta Muhammad (benedizioni e pace su di lui) e gli prestarono alleanza, questo fu il Secondo Giuramento di Al-Aqabah. Promisero di proteggerlo (sostenerlo) e di aiutare i musulmani della Mecca a reinstallarsi nella loro città di Yathrib.

Questa delegazione costituiva il nocciolo dei musulmani che riceverono in seguito il nome di Ansâr, letteralmente gli ‘Ausiliari’ o i ‘Soccorritori’ dei musulmani, originari di Yathrib (Medina).
I musulmani lasciarono progressivamente la Mecca, a piccoli gruppi, per non attirare l’attenzione dei Qurayshiti. Alla fine però i Qurayshiti si resero conto di ciò che accadeva e provarono a impedire ad un numero di essi di partire.

La storia ci riporta numerosi racconti a proposito di questi uomini e di queste donne che abbandonarono le loro case, i loro beni, e le loro famiglie per avere la possibilità di praticare liberamente (senza essere perseguitati), la loro Religione (l’Islam) a Medina.

Fu solamente alcuni mesi più tardi che Dio autorizzò il Profeta (benedizioni e pace su di lui) a lasciare la Mecca , Jibrîl (l’angelo Gabriele) informò il Profeta Muhammad (benedizioni e pace su di lui) che i Qurayshiti avevano preparato un complotto per assassinarlo durante il sonno, complotto nel quale tutti i clan della Mecca dovevano parteciparvi per rendere difficile ogni vendetta per la famiglia del Profeta vale a dire i Banû Hashim (ancora un’idea malefica di Abû Jahl, un grande nemico dell’Islam).

La notte che doveva avere luogo l’assassinio, suo cugino ‘Alî Ibn Abî Tâlib si coricò nel letto del Profeta al suo posto e si coprì del suo lenzuolo ed illuse fino al mattina i cospiratori imboscati davanti alla sua porta di casa. In quanto al Profeta, egli uscì in tutta serenità dalla sua casa, recitando davanti ai cospiratori, la parola dell’Altissimo: «E Noi metteremo una barriera davanti ad essi ed una barriera dietro essi ; Li ricopriremo di un velo: ed ecco che non potranno vedere niente». [ Corano 36 : 9].

In quella notte l’Inviato di Allâh lasciò la Mecca per andare a Medina, in compagnia di Abû Bakr il veridico.Quando l’alba si alzò, si alzarono i cospiratori e trovarono un corpo coricato nel letto coperto di un lenzuolo e si prepararono a trapassarlo con i loro pugnali, però si fermarono stupefatti, al posto del Profeta (benedizioni e pace su lui) c’era suo cugino ‘Ali (che Dio sia soddisfatto di lui).

L’Inviato di Allah (benedizioni e pace su lui) era invece sulla strada verso Medina, dove gli abitanti della città, e i suoi compagni partiti prima di lui lo aspettavano. ‘Ali doveva raggiungerlo poco tempo dopo, non senza avere prima reso i beni ai loro proprietari che avevano lasciato in deposito dal Profeta.
Durante la prova dell’emigrazione verso Medina, rifugiandosi nella grotta di Thawr col suo fedele compagno Abû Bakr, soprannominato il Veritiero.Il fedele compagno Abû Bakr (che Dio sia soddisfatto di lui) era entrato nella grotta per primo per il timore che il Profeta fosse morso dai serpenti o dagli scorpioni in questa caverna deserta.

Abû Bakr tappò tutte le cavità esistenti con il rischio di farsi mordere. Abû Bakr (che Dio sia soddisfatto di lui) fu però punto da uno scorpione nascosto in un buco, Abû Bakr soffocò anche il suo dolore per non disturbare il Profeta che dormiva vicino a lui, ma non ha potuto impedire alle sue lacrime di colare (sotto l’influenza del dolore della puntura).

Quando una lacrima cadde sulle guance del Profeta, egli si svegliò e vide il suo compagno in lacrime. Preoccupato, il Messaggero di Allah (benedizioni e pace su di lui) gli chiese: «Che hai Abû Bakr!» Rispose: «È solamente una puntura, oh Messaggero di Allah, per te sacrificherei padre e madre.» Per il tocco della sua saliva benedetta, il Profeta (benedizioni e pace su di lui) curò il suo Compagno della puntura dello scorpione.
Si racconta che più tardi il Profeta chiese allo scorpione: «Perché hai punto il mio compagno?» Rispose: «Perché mi ha impedito di vedere il tuo [bel] viso»

Il nostro molto amato Profeta Muhammad (benedizioni e pace su di lui) e Abû Bakr (che Dio ne sia soddisfatto) si fermarono in questa grotta per tre giorni, mentre i Qurayshiti rastrellavano i dintorni della Mecca. Avvenne che i loro nemici arrivassero ad alcuni metri da essi all’esterno della loro grotta ma Dio li protesse con i ‘miracoli ordinari’.

Un ragno aveva difatti appena tessuto la sua tela all’entrata della grotta e delle colombe avevano fatto il loro nido e deposto le loro uova. Gli inseguitori, visti questi segni esteriori della grotta, si dissero che nessuno poteva essere entrato recentemente in essa, e perciò non la perquisirono e se ne allontanarono..

Allah nel Corano su questo avvenimento dice: «Se voi non lo aiutate [il Profeta], Allah lo ha già soccorso il giorno in cui i miscredenti l’avevano bandito, lui, il secondo di due, quando erano nella grotta e diceva al suo compagno: «Non ti affliggere, Allah è con noi». Poi, Allah fece scendere su di lui la presenza di pace, lo sostenne con truppe che voi non vedeste, e rese infima la parola dei miscredenti, mentre la Parola di Allah è la più alta. Allah è eccelso, saggio.» [ Corano 9: 40 ].

I due compagni proseguirono dunque la loro strada, condotti da una guida pagana, e prendendo una strada costiera in modo da fuorviare i loro inseguitori. Alla fine arrivarono a Medina dove il primo Stato musulmano ha visto la nascita. Era basato sui valori più nobili istituiti dal Messaggero. L’amore, la fraternità, la solidarietà e l’altruismo erano al tempo stesso il cemento e il motore in quest’onorabile società.

La fonte : www.islamverona.it 

 

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