L’Occidente cristiano e l’Islam nel Medioevo e nell’Europa
Tra l’VIII e il X secolo, l’occidente cristiano è stato profondamente scosso dagli ultimi epigoni della conquista araba, anche se questo mondo, come abbiamo visto, è stato solo marginalmente toccato dall’ondata saracena: in particolare la Spagna, l’Italia del Sud, la Gallia meridionale.
All’inizio l’Occidente confuse queste incursioni incessanti con le molte altre invasioni barbariche di cui era stato oggetto. Questa confusione resta ancora oggi. Ed è proprio da questa originaria esperienza di aggressione che la coscienza medievale forma la sua immagine dell’Islam, un’immagine essenzialmente ostile. Nell’Alto Medioevo tuttavia, l’Occidente, chiuso entro angusti confini, aveva una conoscenza molto limitata dell’Islam, ma le cose cambiarono quando l’Europa cristiana, attraverso le crociate superò i limiti del proprio territorio e si proiettò all’esterno.
Dobbiamo a questo punto distinguere tra la visione dell’Islam del mondo popolare e quella della filosofia scolastica. La prima era nutrita dalle crociate e si sviluppava a livello dell’immaginario, la seconda si nutriva del confronto islamo – cristiano in Spagna e si sviluppava a livello razionale. Nella letteratura popolare i musulmani erano visti come pagani e il Profeta Muhammad era considerato un mago corrotto, capo di un popolo di ” infedeli “, gli eruditi invece conoscevano il corpo dottrinale dell’Islam in quanto esisteva una traduzione del Corano a cui attingere. Se l’Islam viene riconosciuto per le sue conquiste scientifiche e per le sua filosofia, viene contemporaneamente negato in quanto religione e morale.
L’Occidente dissocia l’apporto del pensiero arabo dal giudizio sul valore morale dell’Islam. Si è dunque formata una visione intellettuale che dal XII secolo si è prolungata fino al XVIII e si potrebbe dire, per certi elementi, fino all’epoca coloniale in modo praticamenteuguale. Questa visione si basa in primo luogo su una profonda collera contro il Profeta che ha fermato l’evoluzione dei popoli verso il cristianesimo . Il Profeta non solo ha abusato della credulità della folla, ma la sua vita è stata esempio di sensualità e violenza. Il suo messaggio viene considerato un messaggio umano e il Corano non sarebbe che un’insieme deformato di leggende prese a prestito dalla Bibbia. L’Islam è considerato come un elemento perturbatore, un ultimo arrivato, senza elaborazione dottrinale e in ultima analisi semplicistico che pretende di collocarsi sullo stesso piano del cristianesimo. Da qui ne deriva una visione dell’anima musulmana che scaturisce dal comportamento del suo pseudo-profeta e che è l’ antitesi del comportamento di santità fondata sulla repressione degli istinti. L’Islam, ha una concezione del Paradiso carnale e materiale, ammette la poligamia e viene visto quindi come la religione del sesso, della licenza, dell’istinto che prevale. Ci si può domandare se all’origine di questa visione eccessivamente negativa non ci sia l’ossessione del sesso che abitava questo piccolo mondo intellettuale.
accanto alla sessualità, il secondo tema sviluppato dalla visione medievale occidentale è quella della violenza e dell’aggressione. Questa violenza musulmana sentita all’unanimità è proiezione sull’Islam della propria violenza. Gli autori che esprimono il loro pensiero in modo razionale fanno un confronto tra il Cristianesimo che si è diffuso attraverso la conversione e il sacrificio degli Apostoli e l’Islam che all’inizio si è diffuso anche con la conquista armata.
L’esistenza di un Islam autonomo e nello stesso tempo che si richiama ad una tradizione comune, appare come una sfida al totalitarismo cristiano che non ha conosciuto l’esperienza del pluralismo religioso della società, come invece è successo all’Islam.
Questa visione così polemica non serve a conoscere l’Islam, forse ci fa capire la mentalità di certi ambienti intellettuali del Medio Evo, purtroppo i pregiudizi medievali si sono talmente insinuati nell’inconscio collettivo dell’Occidente che ci si chiede se mai potranno essere estirpati.
Quando il cristianesimo perderà il monopolio ideologico della cristianità, emergerà l’Europa e l’Islam non sarà più considerato il nemico per eccellenza anche se l’immaginario medievale rischia sempre di risorgere in caso di conflitti.
Molti sono i volti dell’Europa moderna: l’Europa del Rinascimento e della Riforma, l’Europa illuminista, l’Europa colonialista dalla seconda metà del XIX secolo. All’interno di ogni Europa ci sono diversi punti di vista: quella del religioso, del commerciante, dell’intellettuale libero, del colono.
Nel XVI e nel XVII secolo il mondo religioso non polemizza più con l’Islam, a volte lo ignora, ma in ogni caso non riconosce nella religione musulmana una religione rivelata. Rimane diffuso un sentimento di superiorità che coincide con una coscienza di supremazia politica e di civiltà. E l’Islam ritorna alla barbarie, non viene nemmeno più considerato, come nel Medioevo come avversario teologico. Nel mondo laico le cose vanno diversamente. Sul piano politico l’Islam viene identificato con l’Impero ottomano e i rapporti tra queste due realtà politiche obbediranno soprattutto alla razionalità diplomatica. Gli intellettuali guardano all’Oriente con sguardo più sereno e obiettivo. La visione popolare oscilla tra l’immagine di un Oriente splendido e meraviglioso e quella di un Oriente lascivo e crudele, caratterizzato da una religione fanatica, aggressiva, elementare.
Nel XVIII secolo, l’entusiasmo, l’ottimismo e l’universalismo dell’Europa gettano le basi per una maggior comprensione dell’Islam. Secondo il pensiero illuminista le diverse culture hanno eguale potenzialità. Nella seconda metà del XIX secolo appare però il fenomeno del colonialismo, prodotto dallo sviluppo industriale e dall’emergente classe borghese. Il mondo non europeo si trova ad essere svalorizzato, privato di dignità e l’arsenale polemico medievale nei riguardi dell’Islam risorge. L’eurocentrismo affiora chiaramente nei gruppi impegnati ideologicamente, siano cristiani o marxisti. Il cristiano è attirato dalla spiritualità dell’Islam, ma preferisce avere come interlocutore il non credente. Il marxista è sensibile solo alle dimensioni moderne dell’Islam, vuole ignorare la sua cultura più profonda legata al passato. L’umanesimo cristiano coltiva la differenza, il marxista coltiva la sola universalità riconosciuta valida, cioè il marxismo stesso. Si potrebbe dire che l’uomo più libero è quello che non condivide nessuna ideologia. Meno cose conoscerà dell’Islam, più avrà la possibilità di percepirlo con obiettività e simpatia. Il concetto di Islam come totalità lo ha infatti inventato l’Europa che ancora fa riferimento a questo concetto, quando ormai il mondo musulmano si è politicamente differenziato e l’Islam stesso può essere ricondotto alla sua sola funzione religiosa.
tratto da: Arab.it