Donne si sono convertiti all'isalm

Catherine:”la donna musulmana è come una perla e il suo marito è la conchiglia che la prote

Catherine Huntley:

“la donna musulmana è come una perla e il suo marito è la conchiglia che la protegge”

I miei genitori hanno sempre pensato che fossi anormale anche prima di abbracciare l’Islam. Nei primi anni dell’adolescenza mi trovarono a guardare la tv un venerdi sera e mi dissero:”Ma che fai a casa? Non hai amici con cui uscire?”
La verità era che io non amavo gli alcolici, non avevo mai fumato, non ero molto presa dai ragazzi.

Voi pensate che sarebbero dovuti esserne contenti. Sono sempre stata una persona molto spirituale, dunque quando iniziai a studiare l’Islam nei primi anni delle superiori, qualcosa scattò. Avrei trascorso tutta la pausa del pranzo al computer a leggere infomrazioni sull’Islam. Avevo pace nel cuore e niente altro importava. Era un’esperienza bizzarra, avrei ritrovato me stessa, e la persona che trovai era diversa da ogni altro che conoscevo.

Avevo raramente visto un musulmano prima, dunque non avevo alcun preconcetto, ma i miei genitori non avevano una mentalità così aperta. Nascosi i miei libri islamici e veli in un cassetto, perché avevo paura che mi scoprissero.

Quando decisi di parlarne ai miei genitori, erano inorriditi e dissero:”Ne riparleremo quando avrai diciotto anni.” Ma la mia passione per l’Islam diventava più forte. Iniziai a vestirmi in modo più modesto e digiunavo segretamente durante il Ramadhan.

Diventai brava a condurre una doppia vita finché un giorno, quando avevo diciassette anni, non potetti più aspettare.Sgattaiolai fuori casa, misi il mio velo in una busta e presi il treno per Bournemouth. Sicuramente apparvi un po’ svitata quando sul vagone del treno tirai fuori il mio hijab e lo aggiustai usando il coperchio di un bidone dei rifiuti come specchio.

Una coppia di persone anziane mi guardò in malo modo, ma non mi toccò affatto. Per la prima volta nella mia via, mi sentivo me stessa.Una settimana dopo la mia conversion, mia madre venne di filato nella mia stanza e disse:”Hai qualcosa da dirmi?”Ella tirò fuori dalla sua tasca il mio certificate di conversion.

Penso che avrebbero preferito trovare qualsiasi altra cosa a questo punto, droghe, sigarette, preservative, perché al minimo avrebbero potuto illudersi che si trattava della tipica ribellione adolescenziale.
Riuscì a scorgere la paura nei suoi occhi. Non riusciva a capire perché volessi rinunciare alla mia libertà per amore di una religione straniera. Perché volessi mai unirmi a tutti questi terroristi e suicidi?

Era difficile essere musulmani a casa dei miei genitori. Non dimenticherò mai una sera, c’erano due donne in burka sulla prima pagina di un quotidiano, ed essi iniziarono a scherzare:”Catherine presto sarà così’”.

Neppure gli piaceva che pregassi cinque volte al giorno; pensavano fosse “un’ossessione”. Pregavo di fronte la porta della mia camera dunque mia madre poteva entrare, ma ella preferiva chiamarmi: “Catherine, vuoi una tazza di te?” soltanto per farmi interrompere. Quattro anni dopo ancora mio nonno diceva cose del tipo: “Le donne musulmane devono camminare tre passi indietro ai loro mariti”.

Mi faceva davvero arrabbiare, perché questo è un fatto culturale, non religioso. Il mio promesso sposo, che ho incontrato otto mesi fa, è dell’Afghanistan e crede che la donna musulmana sia come una perla e che suo marito sia la conchiglia che la protegge. Io apprezzo questo modo un po’ fuorimoda di vedere la vita: e sono contenta che una volta sposati sarà lui a pagare i conti.

Ho sempre desiderato diventare una casalinga.Voler sposare un afgano ha rappresentato la ciliegina sulla torta per i miei genitori. Pensano che adesso io sia completamente andata fuori di testa. Il matrimonio sarà celebrato in una moschea, dunque non credo parteciperanno.

Mi fa un po’ male pensare che non indosserò quel bellissimo abito nuziale da favola, circondata dalla mia famiglia. Ma spero che la mia nuova vita con mio marito sarà molto più felice. Creerò quell’atmosfera a casa che ho sempre desiderato, senza sentire il dolore della gente che mi giudica.”

Catherine Huntley

Assistente alle vendite al dettaglio, 21, Bournemouth

La fonte:  http://io-musulmana-italiana.blogspot.com

 

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